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W A Y S
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Km: 11 - Difficoltà: facile - Senso: linea - Fondo: asfalto
tIl viaggio che vi racconto oggi, ha un contesto diverso dal solito, ma pur sempre di viaggio si tratta.
Partiti da Marmirolo ci rechiamo a Gavardo in provincia di Brescia, paese all'imbocco della Val Sabbia, per fotografare: la chiesa di San Rocco, l'antico mulino di Gavardo, il ponte di Acquanello e la frazione di Limone.
Chi ci spinge a partire per quel di Gavardo è Loris Franzini, presidente del circolo fotografico la Ghiacciaia di Marengo. Lo scopo è riunire soci del circolo per una uscita fotografica e una rimpatriata con amici di gioventù del nostro presidente, avendo passato la giovinezza a Gavardo e non ultimo, un succosissimo spiedo bresciano, preparato dal gruppo alpini di Monte Suello.
In poco meno di un'ora siamo a Gavardo. Davanti all'ufficio postale ci attende Stefano uno degli amici di Loris, che ci accompagna dal vicesindaco Ombretta Scalmana per gli onori di casa e lo scambio dei saluti. Il gruppo nel frattempo è aumentato di numero essendosi aggiunti Attilio, Ezio, Cecco, Piero e Mario altri amici di gioventù del presidente.
Facciamo pochi passi per visitare la chiesa medievale di San Rocco del 1475, con all’interno l'affresco dedicato al Beato Simonino.
Proseguendo sulla via principale del paese, incrociamo gli antichi portoni che in passato portavano sulle sponde del fiume Chiese. Uno fra tutti, ancora utilizzabile è “Vicolo Beveraggio” unico passaggio per il “parco dell'Isolo” una delle isole immerse nel paese, formata dal fiume Chiese.
Dopo la milionata di fotografie fatte all'Isolo e rimanendo nella zona antica del paese, percorriamo antichi portici e stretti vicoli, alla ricerca di scatti per raccontare con un carattere personale Gavardo.
L'ultima visita della calda mattinata è stata riservata all'unico mulino rimasto nel paese. Risalente al 1528, aveva la capacità di far funzionare 8 macine contemporaneamente. La sua attività terminò negli anni 70, dopo che l'inonazione del 1966 lo mise a dura prova, con l'acqua arrivata alla sommità del tetto.
Fattasi una certa ora, torniamo rapidamente alle auto, senza però omettere di passare dalla chiesa principale del paese dedicata ai santi Filippo e Giacomo.
Con il caldo che dice la sua e la pancia che reclama cibo, ci spostiamo alla baita del Gruppo Alpini di Monte Suello. Il breve tratto in salita, e le panchine sotto la generosa ombra degli alberi, ci donano una bellissima sensazione di sollievo, che si accentua all'arrivo di un freschissimo prosecco della Franciacorta.
E' d'obbligo la visita alla cucina, dove un fantastico spiedo bresciano si sta abbronzando da sei ore, sotto colate di burro fuso. Eventuali analisi del colesterolo dovranno essere posticipate di un paio di settimane.
Un piatto di minestrina con i fegatini, prepara lo stomaco alla locale prelibatezza. Il croccante strato esterno, in contrasto con la vellutata morbidezza della carne che racchiude, la dice lunga sulle capacità del cuciniere. Un fantastico vino rosso, accompagna il lauto pasto.
Prima di ripartire per gli ultimi scatti, una breve visita alla sede del gruppo degli alpini, che ci ha ospitato con immensa gentilezza è d’obbligo.
Un salto al ponte medievale di Acquanello e all’antica calchera e ci dirigiamo al borgo di Limone di Gavardo.
Se non fosse per le auto parcheggiate nella piazzetta e noi ghiaccioli a profanare la tranquillità del luogo, direi proprio di aver fatto un salto nel passato. A chiudere gli occhi, immagino di essere nel periodo di guerra, durante il coprifuoco. Una borgata di case, due strade, un incrocio e senza anima viva. Vecchie insegne dipinte sui muri, raccontano una vita, oramai dimenticata, di quei posti. Ma la sensazione di pace e tranquillità è palpabile.
Un grande ringraziamento va a Loris, che ci ha coinvolto in questa avventura. Ma anche ai suoi amici di gioventù: Attilio, Ezio, Stefano, Cecco, Piero, Mario e Tiberio, oltre che al gruppo degli alpini di Monte Suello ed il vicesindaco, Ombretta Scalmana, che ci hanno riservato un’accoglienza inaspettata.